Al via la fase 2 scuole nidi e servizi per la famiglia chiusi – la sfida per le mamme lavoratrici

Le scuole restano chiuse, i centri estivi non riapriranno, i nonni più fragili non faranno i baby-sitter. Con chi resteranno i bambini una volta che le #mammelavoratrici torneranno a timbrare il cartellino o alle loro professioni?

Il Lockdown dell’assistenza ai bambini durerà ancora a lungo e quindi a chi toccherà fare un passo indietro nella fase 2, quella del ritorno al lavoro? Uno dei due genitori dovrà necessariamente restare a casa a prendersi cura dei figli e sappiamo molto bene che tendenzialmente toccherà alla donna.

Con le scuole, gli asili e i nidi chiusi, e una graduale ripresa delle attività lavorative, le donne con figli saranno per mesi il solo “servizio” disponibile per ammortizzare le conseguenza dell’emergenza.

Ma siamo proprio sicuri che come Paese possiamo permetterci una scelta obbligata del genere che comporterebbe notevoli passi indietro sulla conciliazione dei tempi di vita e del welfare tanto faticosamente conquistato?

Il sistema economico nazionale è stato messo in grave rischio e nella Fase 2 è completamente ed attentamente da riorganizzare; tuttavia non possiamo dimenticare una “categoria”, se così possiamo chiamarla, che attraversa trasversalmente tutti i settori colpiti dalla pandemia, è presente ovunque e ovunque ha faticato per conquistare posizione e salario: è il settore delle donne lavoratrici che coinvolge circa nove milioni della popolazione italiana.

Tutte, in questo momento storico, si stanno domandando come potranno rientrare in ufficio con scuole, asili, nidi chiusi e la prospettiva estiva che non prevederà campus per bambini e ragazzi.

Non possiamo permettere che per molte di loro le dimissioni diventino una scelta quasi obbligata, come il ritorno al ruolo esclusivo di casalinga, con il massimo rispetto per tutte quelle donne che hanno consapevolmente fatto questa scelta.

Nella fase del lockdown la maggior parte delle mamme-professioniste, manager, lavoratrici, hanno sostenuto ritmi lavorativi serrati, tutt’altro che “smart”, dettati da un “#lavoroinemergenza” ben diverso, diciamocelo, dal “#lavorodaremoto”; costrette a reinventarsi pizzaiole, pasticcere, insegnanti, tecniche digitali per la connessione alle molteplici piattaforme dedicate alla #scuoladigitale, in una quotidianità surreale, obbligata e dilatata dove, da donne e madri, hanno avvertito il peso di far affrontare alla famiglia la “nuova vita” a cui siamo stati tutti costretti, sempre pensando positivo e senza far pesare ai propri figli le preoccupazioni conseguenti la situazione di emergenza.

Le #mamme hanno nella maggior parte dei casi lavorato il triplo per far ritrovare ai propri figli la normalità in tutto questo trambusto, in cui questi ultimi si sono trovati isolati dalla propria innocente socialità fatta di insegnanti, amichetti, nonni, zii. Di certo le mamme lavoratrici hanno avuto poco tempo per se stesse.

Non posso evitare di notare come peraltro l’emergenza Covid19 è un palcoscenico tutto al maschile. In tv nella maggior parte delle occasioni sono gli uomini che impartiscono disposizioni e spiegano l’evoluzione del virus. Quasi tutti uomini i governanti, i dirigenti sanitari, i capi della protezione civile, i membri dei comitati di consulenza. Eppure mi preme ricordare come i 7 Paesi guidati da donne hanno reagito meglio di altri al Coronavirus. Sono Paesi di diversi continenti, dimensioni differenti e con colore politico diverso.

Siamo sicuri che si tratti solo di fortuna?

Queste #donne governanti hanno saputo prendere decisioni tempestive, gestire in maniera ottimale l’accesso ai servizi medici, attivato immediatamente il tracciamento dei positivi. Le donne sono state attrici di #scelte #tempestive e ragionate in base alla realtà del Paese di cui hanno la responsabilità. Ai proclami hanno preferito l’azione.

Altri paesi governati da uomini hanno dimostrato come la risposta cosiddetta “machista” non abbia funzionato. Del resto “governare” significa “prendersi cura” e per le donne è un istinto innato, come la #resistenza.

Se c’è un momento per dire “occupiamoci delle donne” è proprio questo. Servono misure specifiche per le lavoratrici – madri. In gioco non ci sono diritti minoritari e marginali ma il cardine dell’emancipazione femminile, il diritto al lavoro e all’indipendenza economica; il diritto fondamentale alla propria realizzazione personale, come donne, professioniste, lavoratrici, madri.

A tutte le Mamme che durante la quarantena non hanno mai fatto mancare la loro forza e il loro sostegno ai più piccoli e ai più bisognosi, pur continuando a lavorare, oggi più che mai va il mio Grazie e Non Molliamo!

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