Come far sentire la propria voce sul posto di lavoro – Disimparare il silenzio

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Questo articolo mi è stato ispirato da una sessione di coaching che ho tenuto qualche settimana fa. È successo anche ai migliori di noi. Siete in riunione – magari per conoscere una nuova iniziativa aziendale o per ascoltare un capo che non è soddisfatto delle prestazioni del vostro team – e avete qualcosa da dire, ma poi non lo fate. Perché, dopo tutto, volete mantenere il vostro posto di lavoro, o perché temete che possa risultare sbagliato. 

Ma alcuni esperti del mondo del lavoro parlano chiaro e incoraggiano i dipendenti a far sentire la propria voce in questo anno appena cominciato.

Imparare il silenzio di Elaine Lin Hering

Elaine Lin Hering, docente della Harvard Law School ed esperta di negoziazione, influenza e gestione dei conflitti, esplora questo concetto nel suo libro da me letto nel periodo natalizio, Unlearning Silence: How to Speak Your Mind, Unleash Talent, and Live More Fully (Il libro attualmente non è disponibile in lingua italiana, il titolo tradotto letteralmente “Disimparare il silenzio: Come parlare con la mente, liberare il talento e vivere più pienamente”). L’autrice spinge i lettori a esplorare come abbiamo imparato a tacere, come abbiamo beneficiato del silenzio, come abbiamo messo a tacere altre persone e come potremmo scegliere un’altra strada.

Il significato ultimo di questo testo, a mio avviso utilissimo in ambito di gestione dei rapporti professionali, è nella consapevolezza che solo disimparando il silenzio possiamo liberare il nostro talento, dire la nostra opinione ed essere una versione più completa di noi stessi e aiutare gli altri a fare lo stesso.

Proviamo ad esaminare “i costi del silenzio”: Disimpariamo a tacere, acquisendo consapevolezza di cio’, e lottando con il silenzio che abbiamo imparato. Quando nel posto di lavoro, nella relazione con il nostro team o i nostri capi ci è permesso parlare? Quali sono i costi che abbiamo sperimentato in passato quando abbiamo parlato? In che modo questi costi sono uguali o diversi nella nostra attuale situazione di vita o di lavoro? E cosa ha pagato di più per la nostra carriera: parlare o tacere?

Un’indagine condotta nel 2020 ha rilevato che il 17,5% dei dipendenti intervistati non parla affatto al lavoro quando si tratta di argomenti difficili. È facile capire perché: In un mercato in costante fluttuazione e con un’economia imprevedibile, può sembrare molto più sicuro tacere e fare il proprio lavoro a testa bassa. Ma a che prezzo? Di certo un accumulo di frustrazione, in alcuni casi una insoddisfazione professionale o, peggio, l’infelicità.

Incoraggiare i dipendenti a essere “reali”, se stessi, sul posto di lavoro significa creare un ambiente in cui la comunicazione aperta è apprezzata, le diverse prospettive sono accolte e il feedback è costruttivo piuttosto che punitivo. Questo di certo contribuisce a creare una cultura del lavoro positiva, ad aumentare la soddisfazione dei dipendenti e, in ultima analisi, a migliorare il successo dell’organizzazione.

Quanto tutto ciò è realtà nelle nostre aziende, e non solo in Italia?

Ecco cosa sapere prima di aprire la bocca e rivelare un po’ di più di quanto si fa di solito.

Imparare a parlare di più al lavoro non è facile all’inizio.

Se siete abituati a essere più riservati o a trattenere i vostri pensieri per raccontarli alla vostra collega/amica di lavoro alla prossima pausa caffè, può sembrare un po’ scoraggiante o fuori dal personaggio iniziare a condividere ciò che provate davvero. Inoltre, potreste non ricevere immediatamente un riscontro positivo, poiché può essere difficile per chi vi circonda iniziare a sentire “la vostra voce”, ciò che pensate, soprattutto se non è allineato al pensiero della maggioranza o a quello del leader del gruppo.

Nel corso della mia attività di mentorship ho realizzato come le persone spesso affrontano sfide come, principalmente, la paura di ripercussioni, la mancanza di sicurezza psicologica o la preoccupazione di danneggiare le relazioni. Anche le gerarchie sul posto di lavoro, le barriere comunicative e la paura di essere percepiti come disturbatori possono ostacolare un dialogo aperto.

Per rompere il ghiaccio può essere utile fare un tentativo quando si è in una stanza con colleghi e amici di lavoro più fidati, piuttosto che iniziare nelle riunioni più tese e strutturate. 

Disimparare il silenzio ha un impatto maggiore sulle donne.

Soprattutto in una professione dominata dagli uomini, alcune donne potrebbero avere difficoltà a parlare e a dare voce alle loro opinioni o preoccupazioni più degli uomini.

Parlare apertamente può essere più impegnativo per le donne a causa di bias, “norme storiche” di genere che scoraggiano l’assertività. Le donne possono temere di essere etichettate come aggressive o conflittuali. È pertanto essenziale promuovere l’inclusività, la mentorship e la formazione alla leadership per consentire alle donne di esprimere le proprie opinioni con libertà e sicurezza.

Ma come iniziare? Provate a parlare in situazioni poco impegnative con estranei su questioni che non vi interessano più di tanto: un caffè dove il barista sbaglia il vostro nome o un tassista che probabilmente non vedrete più, rispetto a una persona con cui avete una relazione continuativa e dove la posta in gioco è alta.

Come far sentire la propria voce al lavoro e affrontare argomenti difficili

Una volta che vi sentite un po’ più a vostro agio nel parlare, potete affrontare gli argomenti più difficili con compassione e onestà, ma soprattutto essendo accoglienti nei vostri confronti, per ottenere un cambiamento significativo sul posto di lavoro e nella relazione con i vostri colleghi e leader.

Argomenti delicati come la salute mentale, i problemi di carico di lavoro e i conflitti interpersonali sono spesso difficili da affrontare apertamente; è comprensibile che si esiti a esprimere l’insoddisfazione per le decisioni della direzione o a dare voce a opinioni che vanno contro il pensiero prevalente.

A volte, però, vale la pena di fare luce su questi pensieri e opinioni, e parlare a voce alta porta a cambiamenti positivi e duraturi. 

Anche per quanto mi riguarda, anni fa, ho lavorato per un’azienda internazionale la cui sede principale era in un altro Paese. Avevamo un piccolo ufficio in California gestito da una persona con cui avevo lavorato per anni. Gestiva l’ufficio come un tiranno e maltrattava diverse persone, ma nessuno diceva nulla alle risorse umane.

Ho segnalato la situazione, per le vie richieste dalla procedura, ma non sono mai stata presa sul serio. Questo è accaduto poiché  le Risorse Umane si sono attivate per intervistare tutti gli impiegati e per vedere come andavano le cose, ma nessuno ha detto nulla sul tiranno e sul bullismo. Quando è arrivato il mio turno, ho parlato di nuovo e ho dato esempi di entrambe, e la cosa si è trasformata in un’enorme indagine in azienda. I dipendenti dell’ufficio della California sono stati nuovamente convocati e intervistati in modo specifico su questo argomento. Alla fine tutti hanno parlato. Il tiranno è stato allontanato dall’ufficio e tutti abbiamo lavorato più serenamente e con maggiore profitto.

Non limitatevi a lamentarvi: proponete una soluzione

Una cosa è imparare a dare voce alle preoccupazioni e un’altra è dare voce sia alle preoccupazioni che alla potenziale soluzione. I capi apprezzeranno molto di più quest’ultima e saranno più propensi a rispettare la vostra voce su questo problema e su quelli futuri.

Sviluppare l’abilità di parlare a voce alta implica l’ascolto attivo, la scelta del momento e del luogo giusto, l’inquadramento del feedback in modo costruttivo e l’offerta di soluzioni. Potreste anche contribuire a creare un ambiente in cui tutti possano scambiarsi idee in modo più aperto e sentirsi in uno spazio sicuro per dissentire. Incoraggiare una cultura che valorizzi il feedback e il dissenso può rendere più facile per i singoli esprimere i propri pensieri senza temere contraccolpi.

Come farsi valere sul posto di lavoro

E’ di certo opportuno usare un po’ di psicologia per ottenere risultati migliori.

Non iniziate innanzitutto a parlare a vanvera. Studiate prima di tutto le persone con cui lavorate per determinare cosa le fa emozionare e quali strategie funzionano meglio per avere un impatto e “persuaderle”. Questo significa partire dalla prospettiva di come posso “influenzare” questa persona. Perché fanno quello che fanno? Cosa li motiva e li anima? Quali sono i loro interessi di fondo?. 

Una volta acquisita una migliore comprensione di questi aspetti, è il momento di iniziare a offrire feedback in modo specifico: Cosa sto osservando?  Quando una certa reazione si verifica? Quali sono le prove che si tratta di un problema? Qual è l’approccio migliore da adottare?

4 passi per disimparare il silenzio 

Se si é consapevoli del perché si parla, si hanno maggiori probabilità di successo.

Che cosa conta per voi più del vostro disagio nel parlare? È la giustizia? È la dignità di qualcuno? È assicurarsi che la stessa cosa non accada ad altre persone? 

Ecco qualche consiglio su come parlare:

  • Partite dal vostro perché. 
  • Collegate i punti. Collegare i punti significa spiegare il vostro processo di pensiero e i vostri dati, perché avrete di certo ragionamenti e dati a sostegno della vostra prospettiva, che probabilmente è diversa da come la vedono gli altri.
  • Chiarite la richiesta.
  • Accettate la resistenza. Sapere che c’è da aspettarsi una certa resistenza ci fa di certo esitare; tuttavia esserne consapevoli rende meno probabile che ci si sorprenda quando le persone si mettono sulla difensiva, fanno resistenza o attaccano. Sfruttate la resistenza per capire quali nuove informazioni potete apprendere da essa!

    Noi leader e manager di azienda abbiamo una grande responsabilita’ nel facilitare una conversazione più aperta, incoraggiando interi team o collaboratori individuali a esprimersi meglio. 

    Ciascuno di noi ha ben chiaro il proprio stile di lavoro e di comunicazione preferiti. Rendere esplicito ciò che di solito è tacito e appreso attraverso l’esperienza e la frequentazione quotidiana sul posto di lavoro consente la creazione di una base per la comprensione empatica, per una conversazione più onesta tra colleghi e nei confronti dei propri “capi” e una evoluzione e miglioramento personale.

    Sebbene la costruzione di una cultura positiva dell’ambiente di lavoro possa sembrare un obiettivo ambizioso, dovrebbe essere discussa alla stregua della redditività, insieme agli obiettivi di fidelizzazione di team e risorse. Nessuno vuole lavorare in un posto in cui viene spesso messo a tacere, in modo palese o discreto, o in cui teme costantemente che esprimere la propria opinione possa danneggiarlo in termini di evoluzione di carriera.

    Una comunicazione onesta favorisce una cultura del lavoro positiva, incoraggia l’innovazione e risolve i conflitti in modo efficiente. Quando i dipendenti si sentono ascoltati e apprezzati, si impegnano di più, con conseguente aumento della produttività e della soddisfazione lavorativa complessiva.

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