Lavorare smart significa vivere smart – la mia esperienza raccontata nel contributo al libro “Si fa presto a dire Smart – la strada per lavorare in modo intelligente”

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Di smart working avevo gia’ cominciato a parlarne ben 15 anni fa, non con notevoli resistenze da parte della proprietà aziendale. Pertanto sono stata estremamente entusiasta quando Adele Nardulli, autrice dell’opera, mi ha proposto di partecipare a questo meraviglioso “viaggio” alla scoperta dello smart working in Italia raccontando in un capitolo la mia esperienza.

Quando sono approdata nella sede milanese di un’azienda multinazionale nel 2006, quest’ultima non aveva politiche di welfare né una particolare attenzione per le donne. Il fatto che i miei figli siano nati quando ero già in azienda, ha concorso ad aumentare il mio impegno per l’introduzione di iniziative a sostegno della conciliazione vita-lavoro. Diciamo che la mia esperienza di mamma-lavoratrice senza alcun sostegno mi ha portato, una volta raggiunte posizioni di responsabilità, a introdurre soluzioni a sostegno delle mie colleghe che si trovavano nella mia stessa situazione.

Donne e smart working: la cura condivisa

Risulta evidente quanto la donna abbia raggiunto una piena consapevolezza di se’ e del controllo sulle proprie scelte e azioni, sia in ambito delle relazioni personali, sia in quello della vita politica, lavorativa e sociale. Con lo smart working e’ stato possibile garantire una piena partecipazione tra uomini e donne.

Per le donne italiane, nell’era della pandemia, lo smart working si e’ rivelato un grande aiuto nel conciliare famiglia e professione, ma al contempo l’emergenza sanitaria ha piu’ ancora sottolineato le differenze di genere nel mondo del lavoro che si ripercuotono sulla vita privata genitoriale.

Secondo un rapporto redatto dalla School of Gender economics di Unitelma Sapienza, “Smart working: opportunita’ e rischi per il lavoro femminile”, la pandemia “ha generato asimmetrie” che potranno perdurare nel tempo e ha acuito disparita’ di genere gia’ preesistenti: le donne sono coloro che maggiormente dsi fanno carico delle attivita’ di cura a danno della loro crescita professionale e occupazionale nel mondo del lavoro.

I numeri legati allo smart working erano già abbastanza alti prima della pandemia, nel 2022 si è passati dal 15% al 77% di impiegati che lavorano in smart working. 

Secondo i dati dell’Osservatorio smart working del Politecnico di Milano, i lavoratori in smart working erano già triplicati prima del Covid, passando da 150mila a 570mila in sei anni. 

Con la pandemia, ovviamente, sono aumentate le aziende che hanno utilizzato lo smartworking come strumento preferenziale di lavoro, ed ecco che la percentuale di lavoratori in remoto è passata dal 15% al 77%. L’Istat conferma: il 90 % delle grandi imprese italiane e il 73% delle medie imprese hanno adottato lo smartworking durante la pandemia. Per quanto riguarda le piccole aziende, il dato scende un po’ passando al 37% e al 18% per quelle ancora più piccole.  

Quando e’ nata la definizione “smart working”

Lo “Smart Working” o “Agile Working” è stato introdotto per la prima volta in Italia con la L. n. 81 del 22 maggio 2017 con lo scopo di aumentare la competitività e facilitare l’equilibrio tra vita privata e lavoro.

Lo smart working non è un nuovo tipo di lavoro, ma una nuova modalità di lavoro subordinato che consente al lavoratore, attraverso un accordo con l’azienda, di svolgere parte delle sue mansioni all’esterno dell’azienda, senza uno specifico orario di lavoro e senza le restrizioni che ci sono sul posto di lavoro.

lo smartworking fa ripensare al lavoro in maniera più intelligente, mettendo in discussione gli obblighi legati al posto di lavoro, agli orari, lasciando alle persone maggiore indipendenza nel definire modalità di lavoro basate più responsabilità basate. L’indipendenza, ma anche la flessibilità, la responsabilità, la valorizzazione dei talenti e la fiducia diventano i principi chiave di questo nuovo approccio. 

Questa modalità di lavoro spesso spaventa le aziende che trovano difficile accettare questa flessibilità, anche se è stato dimostrato che il suo utilizzo porta nuovo vigore alla produttività e migliora il benessere dei dipendenti.

In definitiva, lo smart working include tutti quei metodi di lavoro che possono essere svolti da remoto con un orario flessibile concordato tra dipendente e datore di lavoro.

I vantaggi dello smart working per le aziende 

I vantaggi che l’azienda trae quando permette ai propri dipendenti, o a parte di essi, di lavorare in modalità smart working sono innumerevoli.

  1. Spese ridotte. I datori di lavoro che permettono ai propri dipendenti di lavorare in smartworking taglieranno le loro spese su: forniture d’ufficio, bollette utenze, snack, caffè e tutto ciò che concerne le pause dei dipendenti. IBM, una delle più grandi aziende a livello mondiale di informatica, ha ammesso di aver risparmiato  circa cento milioni di dollari all’anno da quando hanno optato per lo smartworking.
  2. I dipendenti sono più soddisfatti e di conseguenza più leali. I dipendenti a cui vengono offerte opzioni di lavoro flessibili sono anche più spesso di buon umore e prendono più a cuore le loro responsabilità.
  3. Ridotto numero di dimissioni. Una volta che il proprio datore di lavoro comprende le esigenze del lavoratore, gli va incontro con lo smartworking, per quale motivo quest’ultimo dovrebbe dimettersi?  Con lo smart working, i dipendenti che si dimettono sono sempre meno, e l’azienda potrà risparmiare il denaro necessario all’assunzione e alla formazione di nuovi membri.
  4. Possibilità di assumere collaboratori che vivono anche in altre città. L’azienda non avrà più il limite geografico di assumere dipendenti che vivono nella stessa città della sede aziendale o poco lontano, ma con lo smarworking potrà trovare il collaboratore giusto anche se risiede in un’altra città.
  5. Sempre in contatto grazie a Internet. Grazie a Internet, dipendenti e datori di lavoro possono rimanere connessi ogni minuto di ogni giorno. Skype, whatsapp, Zoom, GoToMeetings, rendono la comunicazione da remoto un gioco da ragazzi.
  6. L’impatto ambientale. Le aziende che optano per lo smartworking danno una mano anche all’ambiente. Il lavoro da remoto, infatti, riduce il numero di auto in circolazione. Avere riunioni virtuali e comunicare elettronicamente aiuta a proteggere notevolmente l’ambiente.
  7. Le aziende possono ricevere incentivi statali. L’articolo 185 della nuova Legge di bilancio, parla proprio di questo e della possibilità di ricevere crediti di imposta per le aziende che optano per lo smart working.
  8. Meno giorni di malattia richiesti. Se un dipendente è lievemente malato, soprattutto in un periodo come questo, si mette comunque in malattia per se stesso, ma soprattutto per proteggere gli altri. Con lo smartworking, invece, un dipendente lievemente malato può comunque portare a termine il suo lavoro, se vuole, e quindi le richeiste di malattia diminuiscono.
  9. Maggiore produttività. Uno studio della Stanford University ha rilevato che coloro che lavorano da casa sono il 13% più produttivi rispetto ai loro colleghi in ufficio. Ciò può essere dovuto al fatto che subiscono meno interruzioni, si concentrano maggiormente e si sentono più autonomi. Questo li responsabilizza maggiormente. 

Senza contare alla mancanza di stress del traffico o di arrivare puntuali in ufficio. Tutti questi benefici hanno un impatto positivo sulla qualità del lavoro e sulla produttività, a vantaggio dell’azienda in termini di guadagno. Nello smart working, l’enfasi viene posta sulla gestione del lavoro e sui risultati, piuttosto che sulla gestione del tempo in presenza.

I vantaggi dello smart working per i lavoratori

Studi condotti da esperti del settore hanno dimostrato che lavorare da casa può ridurre sensibilmente lo stress accumulato e consentire un migliore svolgimento delle mansioni assegnate. Nei paesi nordici lo smart working era molto diffuso già prima della pandemia, perché si è sempre ritenuto che in questo modo si possa instaurare un rapporto più stretto e di fiducia tra dipendente e azienda.

Evitare il traffico mattutino durante gli spostamenti da e per il lavoro, avere i propri spazi e tempi per svolgere un lavoro, non avere il legame di timbrare il cartellino e magari non dover avere relazioni durature quotidianamente con colleghi tossici , rende i dipendenti più produttivi. 

In conclusione i vantaggi del lavoro da remoto per i lavoratori, sono:

Meno stress, equilibrio tra tempo dedicato al lavoro e tempo dedicato a sé stessi, taglio delle spese extra come benzina, biglietti per il tram, parcheggi eccetera e meno nervosismo dato dal rapporto con alcuni colleghi.

Le insidie dello smart working per il lavoratore

Bisogna però fare i conti anche con gli svantaggi del lavoro da remoto. Primo fra tutti: la continua reperibilità e il rischio che il lavoro si sovrapponga alla nostra vita privata.

Che dire poi della capacità di concentrazione? Se si è in casa da soli, non c’è questo problema. Ma se iniziano ad esserci figli, amici, parenti, si corre il rischio di perdere la concentrazione e si finisce per stare molte più ore a lavoro, rispetto a quelle che avremmo dedicato in ufficio.

Inoltre c’è anche il rischio di soffrire un po’ di solitudine nel non avere rapporti con i propri colleghi e team di lavoro. 

Il rischio più grande resta comunque la sovrapposizione tra lavoro e vita privata. Lavorando da casa, infatti, si corre il rischio di non staccarsi mai veramente dal lavoro, come si fa quando si lascia l’ufficio. 

Lo smart working e il circolo virtuoso della fiducia 

Alla base dello smart working c’e’ una profonda fiducia tra datore di lavoro e lavoratore dipendente. Non riuscire a supervisionare i propri dipendenti può essere un vero problema per i datori di lavoro che non si fidano.

Se vuoi conoscere di piu’ della mia esperienza di Smart Working nelle aziende in cui ho lavorato e lavoro leggi il libro “Si fa presto a dire Smart – la strada per lavorare in modo intelligente”sara’ un  viaggio interessante nella realta’ aziendale italiana, in veste “smart”.

Questa modalità di lavoro spesso spaventa le aziende che trovano difficile accettare questa flessibilità, anche se è stato dimostrato che il suo utilizzo porta nuovo vigore alla produttività e migliora il benessere dei dipendenti.

In definitiva, lo smart working include tutti quei metodi di lavoro che possono essere svolti da remoto con un orario flessibile concordato tra dipendente e datore di lavoro.

Senza contare alla mancanza di stress del traffico o di arrivare puntuali in ufficio. Tutti questi benefici hanno un impatto positivo sulla qualità del lavoro e sulla produttività, a vantaggio dell’azienda in termini di guadagno. Nello smart working, l’enfasi viene posta sulla gestione del lavoro e sui risultati, piuttosto che sulla gestione del tempo in presenza.

Lo smart working e il circolo virtuoso della fiducia 

Alla base dello smart working c’e’ una profonda fiducia tra datore di lavoro e lavoratore dipendente. Non riuscire a supervisionare i propri dipendenti può essere un vero problema per i datori di lavoro che non si fidano.

Se vuoi conoscere di piu’ della mia esperienza di Smart Working nelle aziende in cui ho lavorato e lavoro leggi il libro “Si fa presto a dire Smart – la strada per lavorare in modo intelligente”sara’ un  viaggio interessante nella realta’ aziendale italiana, in veste “smart”.

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